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sabato 2 marzo 2024

MONTEMARCELLO

Continua dal Racconto: I Sengauni (Antico popolo Ligure-Apuano del Caprione)
Doverosa premessa: i fatti raccontati sono un lavoro della mia fantasia ed inseriti in avvenimenti storici veri, tratti in larga parte dagli scritti raccolti nel "Ab urbe condita" dello storico Tito Livio.

LA FAMIGLIA DI GRUZA
La serenità e la pace tornarono a farsi vive tra le tribù del Caprione. Le famiglie crescevano e prosperavano, gli uomini si dedicavano alle loro attività di sempre, il commercio dei loro prodotti della terra e di un particolare formaggio ovino, prodotto con mano esperta dalle loro donne. Il taglio degli alberi per produrre legna per tutti gli usi e la loro susseguente piantumazione. 

Nella famiglia del giovane e forte capo tribù Gruza, arrivarono in cinque anni tre figli maschi, Baugnan, Crò e Igiul. Tuttavia la giovane mamma e moglie del capo tribù, Garana, chiese a Gruza di poter prendere con loro una bimba rimasta orfana e che girovagava per i boschi del Caprione, scacciata da tutti. La bimba di nome Adel, fu accolta così in quella giovane famiglia benestante, potendo così passare le notti al coperto in una capanna, circondata dall’affetto dei tre fratellastri. Numerose furono le offerte fatte alla farfalla dorata che derivando dal Dio sole, veniva a trovarli nelle giornate calde d’estate, appoggiandosi per riposarsi su una roccia, dove gli sciamani avevano allestito un sacro tempio. Queste offerte venivano trasportate dalla farfalla che si occupava della trasmigrazione delle anime dei loro caduti, nel regno dei morti. 

Tuttavia, i più facinorosi, per non contraddire la loro indole guerriera, non disdegnavano di tanto in tanto qualche scorribanda tra gli accampamenti romani, che ormai erano fissi nella pianura ai piedi delle Apuane.

LA PRIMA DEPORTAZIONE

Non durò a lungo, purtroppo quella serenità. I romani erano molto infastiditi da quegli attacchi a sorpresa, che lasciavano sempre numerose perdite e saccheggi di materiali, oltre al fatto che avevano troppo bisogno di passare indenni da quei territori, per dare sempre più attenzione al crescere del loro impero nei territori del nord est. Organizzarono così una grandissima offensiva, cinque anni dopo quella bruciante sconfitta avvenuta ai piedi del Caprione. Questa volta due Consoli, Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tanfilo con le rispettive Legioni, non aspettarono l’inizio delle belle stagioni, per attaccare i nemici, come era in uso dell’esercito romano, ma marciarono verso i territori Apuani nel bel mezzo dell’inverno, prendendo così di sorpresa le varie tribù sparse sui monti. Era l’anno 181 a.C.. 

Diedero la caccia a tutte le tribù sparpagliandole ed occupando in pianta stabile i territori, bloccando i loro commerci. Ben presto i Liguri-Apuani dovettero arrendersi, ma questa volta non furono lasciati liberi sul posto. Furono raccolti in numero molto consistente, circa quarantamila e deportati definitivamente in un territorio lasciato libero dall’impero romano. I quarantamila deportati furono chiamati Liguri Bebiani e Liguri Corneliani, a secondo dei consoli che li scortarono nelle nuove terre. Vennero condotti nella lontana provincia campana di Benevento, un territorio diventato di proprietà dell’impero romano, dopo la sconfitta e la cacciata dei sanniti. 

Ogni famiglia ricevette la somma di 150 mila denari, che dovevano servire per avviare le loro necessarie attività di sopravvivenza nelle nuove terre, a loro assegnate direttamente in custodia.

Questa volta, la maggior parte delle tribù del Caprione scamparono alla cattura e comandati dall'ormai famoso guerriero Gruza iniziarono a scorribandare su e giù dalle colline ed a depredare i romani accampati presso la nascente colonia di Lunae.

I romani non potevano accettare queste continue e fastidiose perdite che rallentavano notevolmente la crescita della nascente colonia. 

LA SECONDA DEPORTAZIONE

Una nuova campagna militare fu avviata, un anno dopo dal console Flavio Flacco, che questa volta arrivò con navi lunghe dal mare, aggirando gli apuani con un’azione diversiva, salendo dal promontorio che scende sul mare da Punta Bianca. La famiglia di Gruza e la sua tribù fu sopraffatta e smembrata, nessuno si aspettava l’arrivo dalla parte più difficile ed impervia. I romani dal Caprione scesero a valle e mossero lungo la vallata del Magra, rastrellarono altri settemila Liguri-Apuani, comprese donne e bambini. Vennero anche loro, questa volta avviati via mare, con apposite grosse navi da trasporto e fatti sbarcare nel porto di Napoli, per incamminarsi così, anche loro nei territori sanniti tra le province di Avellino e Benevento.  Il territorio, svuotato da gran parte delle tribù locali, cominciò ad essere interessato fortemente dai romani. Qualche anno dopo, nel 177 a.C., fu fondato il “Portus Lunae”, con accampamenti fissi dell’esercito romano a presidio dell’importante scalo marittimo alla foce sinistra del fiume Magra. Molti terreni lasciati liberi dai liguri vennero assegnati in premio a circa duemila mercenari e soldati che avevano servito con ardore e fedeltà l’Impero Romano. 

IL RIPOPOLAMENTO

Il Caprione rimase quasi completamente svuotato. Solo qualche vecchio, giovani ragazzi e bambini, erano rimasti vivi per miracolo, non incappando negli ultimi attacchi e rastrellamenti avvenuti per opera dei legionari.

Tre di questi bambini, che cercavano di nutrirsi e vivere, stando alla larga dai nuovi coloni, c'erano Baugnan, Crò e la piccolissima Adel, i fratellastri figli di Gruza e Garana. Nonostante avessero girovagato in lungo e largo tra le cime appiattite del Caprione, chiesto ai vari superstiti che incontravano, non v’era traccia dei genitori e dell’altro fratello, Igiul. Non potevano sapere che i soldati, avendo conosciuto Gruza come uno di capi, lo tennero legato, bendato e sotto stretta sorveglianza, allo scopo di non farlo tornare indietro. La moglie Garana, riuscì a restargli vicino, però si perse i tre figli portando con sé solo il più piccolo dei bambini.

I coloni romani per una ventina di anni, nonostante la maggior crescita ed il ripopolamento della zona della nuova colonia romana, dovettero continuamente contrastare le rapide e continue incursioni effettuate dalle bande di giovani Liguri-Apuani che guidati ed addestrati da qualche vecchio guerriero riuscito a scampare alla deportazione, riorganizzandosi nei boschi e sulle alture.

Baugnan ed i fratelli, non rimasero avulsi da questi fatti, anzi, presto Crò mostrò grandi doti nel combattere e nel comando, diventando a sua volta il sostituto naturale di suo padre Gruza, di cui tutti avevano rispetto. I tre, rimasti soli, furono adottati da una donna di nome Marrana, che viveva in solitudine, nella località che la gente indicava con il suo stesso nome,  appunto Marrana, situata all’estremità sud del Caprione. La vecchia era considerata una matta e con particolari doti spiritistiche. Sul Caprione c’erano numerose sorgenti d’acqua, che andavano a terminare la loro corsa in grotte ed anfratti di origine carsiche. Una di queste fonti era proprio nei pressi della Marrana, dove la strega teneva i suoi riti propiziatori. Al contrario del fratello diventato un guerriero, Baugnan e Adel erano più portati alla pastorizia ed alla vita tranquilla. Finivano per rimanere spesso per lungo tempo da soli, visto le continue peripezie del fratello Crò, impegnato con le sue bande di guerrieri a dar fastidio ai coloni romani. Il fatto di vivere insieme ed in solitudine, li portò a condividere molte cose, oltre alla fratellanza, di cui sapevano la non naturalità. Il passo fu breve, impararono ad aiutarsi a vicenda e quindi ad amarsi, spinti anche dai consigli della matta della Marrana, che li voleva insieme ed aveva benedetto la loro unione.

Passò circa un anno da quei giorni, quando la vecchia sciamana accompagnò Adel, vistosamente incinta, ed il fratello e compagno Baugnan, nei pressi di un’altra grande sorgente, non molto lontano dalla Marrana. 

Il luogo, ritenuto magico era conosciuto da sempre da tutti gli abitanti del Caprione. Quasi tutte le donne ritenute di un certo livello nella società, veniva accompagnate a partorire in quel posto. 

Le cascate delle Fate o sorgente della Fada, come era chiamata in antichità, era presidiata da alcuni guerrieri che la preservavano da chi volesse intaccare la sacralità del luogo. Lungo il percorso si incontravano varie streghe, o fate o sciamane, che aiutavano l’ingresso delle partorienti. Il padre dei nascituri doveva lasciare in dono al luogo, come offerta, un segno di devozione, consistente in una incisione su una pietra da lasciare in un luogo ben esposta al dio sole per almeno una stagione. Baugnan poté arrivare fino all’ultima piccola pozza, prima di lasciare Adel incamminarsi, accompagnata da tre fate e da Marrana, nella grotta semibuia ed umida. Si addentrò per la prima volta in questo luogo magico, fino ad arrivare sotto una cascata alta circa trenta metri. C’erano attorno all’ultima pozza coperta da una leggera nebbiolina, un numero imprecisato di torce accese che rendevano l’ambiente carico di odori speziati. La fecero immergere nell’acqua non più alta di mezzo metro e due delle accompagnatrici si misero ai lati, tenendola per le braccia. La fecero accovacciare lentamente, quando ad un certo punto dopo qualche urlo di dolore un piccolo virgulto, annaspando cercò di assaporare la sua prima aria da respirare. Adel allungò subito le braccia per prendere la creatura dall’acqua, ma le vecchie fate la tennero ferma, un’altra testolina emerse da quell’acqua intrisa di sangue e liquidi umorali. Erano due gemelli, un maschio ed una femmina. Adel venne accompagnata fuori dall’acqua, ripulita e rifocillata. I piccolissimi nuovi Liguri-Apuani vennero puliti ed avvolti in fasce e consegnati all’incredulo padre.

Quella sera tornarono nella loro capanna presso Fonti, quando rimasero soli si guardarono negli occhi e si strinsero delicatamente, tenendo i piccolini tra di loro. Baugnan le disse mormorando, se sei d’accordo li chiameremo Gruza e Garana, in onore ed a ricordo dei nostri genitori.

Il giorno dopo, Baugnan si recò da solo presso il sito magico della Farfalla dorata, li incontrò il fratello Crò, avvisato da Marrana. Si abbracciarono e Crò giurò di proteggere per sempre i suoi due nipoti. Baugnan si mise subito al lavoro e con abilità e sveltezza incise su di una pietra arenaria, scelta per l’occasione, il suo dono per il Dio Sole. Disegnò due piccoli  bambini accompagnati da un pennato al centro, l’antica arma a forma di roncola prediletta dal Dio Pen. Il pennato aveva lo scopo di proteggere le due nuove vite. L’offerta venne poi portata e collocata nei pressi della grotta delle Fate.

LA NASCITA DI MONTEMARCELLO

Purtroppo non durò a lungo la loro felicità. Il Console Marco Claudio Marcello fu inviato nei pressi del loro territorio, per chiudere una volta per tutte la questione dei Liguri-Apuani e renderli finalmente inoffensivi. Era l'anno 155a.C..

Il Console salì sul Caprione, ormai quasi deserto, se non popolato da pochi superstiti, per lo più vecchi o bambini o comunque non più attivi nel combattere. Tutti i guerrieri si erano trasferiti sui monti e le Alpi. 

I romani costruirono, per la prima volta, il loro accampamento militare in fondo al promontorio, dove potevano ben osservare il mare, la vallata ed i monti di fronte. Di quella battaglia cruenta dominata in lungo e largo dalle legioni, non vennero fatti prigionieri. Baugnan riuscì a portare in salvo la sua famiglia, nascondendosi in un anfratto che arrivava fin quasi alla sottostante spiaggia. Di suo fratello Crò non ebbero più notizie. Qualcuno disse loro che era stato catturato e buttato giù da un altissimo dirupo che cadeva direttamente sul mare.Toccò a questa giovane coppia ed ai loro due piccoli figli, ridare numeri e continuità al popolo Ligure del Caprione.

I romani dopo la battaglia lasciarono il campo, costruito come di solito attorno ad un "cardo ed un decumano" ed una ragnatela di piccole strade parallele e perpendicolari, Il Castrum Romano.

Nacque da quel Castrum, voluto dal console Marcello, ancora visibile oggi nelle sue strade del Borgo, il paese di Montemarcello.

…..continua

Marzo 2024

Aniello Ricciardi

PRIMA PARTE:

https://nelloricciardi.blogspot.com/2024/02/i-sengauni-antico-popolo-ligure-apuano.html

TERZA PARTE:

https://nelloricciardi.blogspot.com/2024/03/la-forza-del-destino.html






2 commenti:

Mura63 ha detto...

Racconto che non è soltanto interessante e di facile lettura, ma diventa via via intrigante; appassiona perché cita avvenimenti, luoghi e personaggi facilmente riscontrabili dal punto di vista storico e ambientale, con creative interpretazioni personali.
- - -
Per la lettura scelgo momenti di concentrazione.
Grazie.
Rob

Aniello Ricciardi ha detto...

Grazie Roberto. Gli stessi momenti di concentrazione valgono per la scrittura .
Nello