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venerdì 25 novembre 2016

IMBARCO SU NAVE AUDACE


Finalmente, con la quarta alba ad Augusta, arrivarono anche le agognate navi.
Non vedevamo l’ora di salire a bordo e lasciare quella desolata caserma sulla terraferma.
Eravamo felici più del solito, sentivo l’adrenalina circolare sotto pelle. Finalmente potevo iniziare a fare il marinaio, il segnalatore.
Ci ritrovammo tutti pronti, il gruppetto di allievi appena congedati dalle scuole sottufficiali, sul molo dell’arsenale di Augusta ad aspettare le rispettive motobarche inviate a terra dalle navi, in attesa nella calma rada.
Nave Audace si stagliava sullo sfondo, leggermente più lontana delle altre, che formavano parte della Prima Divisione Navale.
Nonostante la mole imponente, si stagliava sull’orizzonte slanciata ed elegante.
Il cacciatorpediniere lanciamissili Audace, gemella dell’Ardito, dislocava i suoi oltre centoquaranta metri di lunghezza in mare, con la grazia di una ballerina.
Nei suoi contorni spiccavano, poderosi, i due cannoni 127/54 ubicati a prua sotto la plancia.
Cominciai a pensare a quanto tempo ci sarebbe voluto per conoscere  e dove stavano i circa quattrocento marinai ospitati a bordo.
Arrivò finalmente la motobarca con la scritta Audace. Salimmo, ognuno con i propri numerosi e pesantissimi bagagli, contenenti tutta le nostra mercanzia. Eravamo una decina di ragazzi al primo imbarco, riconoscibili dalla divisa impeccabile, ed un certo numero di sottufficiali in abiti civili, che rientravano dai vari permessi. La motobarca si diresse verso il largo, lento moto. Il fumo nero ed acro che fuoriusciva dalle fiancate, ogni tanto lasciava il suo olezzo puzzolente. Arrivammo finalmente ai piedi di un barcarizzo, scala retrattile che viene calata sulle mure delle navi, per far salire o scendere le persone.
Quella specie di scala appesa era abbastanza scomoda e stretta,  dovetti fare su e giù due volte per riuscire a portare tutti i bagagli.
Gloria Audaciae Comes, il motto della nave stampigliato in bronzo, dava il benvenuto a bordo.
Un sottufficiale di guardia raccolse i vari documenti e chiamò i rispettivi segretari dei reparti a cui dovevamo appartenere a seconda delle categorie e delle specializzazioni possedute.
Arrivò un sergente con l’uniforme jeans di lavoro e chiamò a se tutti gli specialisti delle telecomunicazioni, a cui io appartenevo.
Finalmente entrammo nel ventre della nave. Percorremmo tutta una serie di scale passando varie porte normali ed a chiusura stagna. Mi ero già praticamente perso.
Nei corridoi attraversati era tutto un andirivieni di marinai. I corridoi pavimentati di un lucido azzurro  e le pareti interne dipinte di bianco davano un senso di calma e benessere. Dovunque si sentivano  ronzii vari, talvolta misti a sibilo, quel rumore tipico della vita della nave, che accompagna tutta la carriera i marinai.
Arrivammo davanti ad un’angusta cabina che fungeva da segreteria. Sulla scrivania solidale con la parte interna erano collocate due grosse macchine da scrivere elettroniche.
Il sergente cominciò a redigere il pandettamento (una specie di cartella personale contenenti i dati personali) di ognuno di noi.
Alla fine fui assegnato al Servizio Operazioni, seconda squadra, operatore in plancia.
Mi accompagnarono all’alloggio, posto a centro nave. Passammo attraverso la mensa marinai, formata da due sale con i tavoli comprensivi di quattro posti fissi.
Scendemmo di un livello ed arrivammo in uno degli alloggi marinai.
Mi venne assegnata una brandina al terzo piano. Sotto la prima cuccetta c’erano tre cassettoni, uno di quello era il  mio. Per aprirlo bisognava chiedere all’occupante del primo piano di alzarsi.
Su di un lato, appena più  spostato, c’era il mio armadietto, non più alto di cinquanta centimetri. Quello era tutto lo spazio che avevo a disposizione. Mi chiesi subito come avrei fatto a riporre ed a mettere a posto ed in ordine tutto il vestiario, civile e militare che avevo a seguito.
Il sergente mi disse di lasciare per il momento tutti gli zaini a terra e di seguirlo.
Gira di qua, gira di là, ogni tanto qualche rampa di scala, arrivammo ai piedi di una scala molto più bella delle altre, con i passamano lustrati di ottone e gli scalini coperti di moquette. In alto si intravedeva la luce del sole.
Ai piedi della scaletta, in un angolo, c’era una piccola porticina che accedeva ad un piccolissimo ufficio, non più grande di quattro metri quadrati. Dentro uno strumento che faceva un baccano continuo ed emetteva da un lato un lunga striscia gialla tutta punzonata.
Era una telescrivente. Seduto davanti c’era il sergente segnalatore Guarna, che con un accento spiccatamente fiorentino diede il benvenuto ai nuovi tre segnalatori.
“Meno male, vi aspettavo. Da domani verrete a fare le guardie qui con me,  in questo ufficio” esordì tutto contento. Praticamente era il posto dove arrivava e veniva smistata tutta la posta via etere della nave.
“Ora andate da Capo Stefanelli, il capo segnali che vi aspetta in plancia”, ci congedò Guarna.
Il capo segnali indossava una tuta intera blù con un largo cinturone dello stesso colore. I pochi capelli canuti ed il colorito rossiccio della pelle bruciata dal sole gli donavano un’aria sapiente.

Il capo ci salutò uno ad uno chiedendoci la provenienza. Dopodiché ci disse in genovese: “Benvenuti in plancia, questa, oltre all’alloggio sarà il posto dove passerete la maggior parte del vostro tempo a bordo. Però ora non vi perdete in chiacchiere, andate a togliervi la divisa ordinaria e mettete gli abiti jeans da lavoro, ho giusto tre nuovi pennelli da consegnarvi. Ricordatevi che il motto per tutti, sulla nave è: Pennello e pittura carriera sicura”!

5 commenti:

Salvatore ha detto...

Fin qui abbiamo un'affinità in comune: Scuole Cemm Taranto; Categoria TLC tu S. io Rt; 1° imbarco ad Augusta tu sull'Audace e io sul Flora; tu sulle stelle, io sulla stalla...(anche se l'adoro ancora) dopo tante vicissitudini, sull'Audace ci sono arrivato anch'io parecchi anni dopo.Continua così Nello, trovo così interessante la lettura tanto che su molte cose mi immedesimo rivedendo me stesso con un pizzico di nostalgia.

Unknown ha detto...

Sicuramente cose passate anche da Marcello... Bravo Nello, la lettura scorre fluida e interessante.

Aniello Ricciardi ha detto...

Grazie Salvatore.

Aniello Ricciardi ha detto...

Grazie a voi due.

Aniello Ricciardi ha detto...

Grazie a voi due.