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domenica 5 novembre 2023

GINEVRA

 Il  calendario biologico dava come periodo di nascita della prima bimba di nostra figlia Greta e di suo marito Gianluca, durante la prima metà delle idi di ottobre. Invece, secondo le credenze popolari, la luna sarebbe in grado di influenzare il travaglio, in particolare si ritiene che i giorni di luna piena siano i più propizi per dare alla luce un bambino. Nel mese di ottobre 2020, mese ultimo individuato dal calendario fisiologico, la luna piena era prevista nella prima e nell’ultima settimana del primo mese autunnale.
Pertanto il calendario lunare, almeno per la prima parte, era nettamente in contrasto con i calcoli eseguiti dai due sposini in attesa. Con il finire di settembre e l’inizio di ottobre, tutti in famiglia aspettavamo con impazienza la prima nata in casa D’Urzo. Era diventata ormai discussione di tutte le sere, ognuno si cimentava sull’indovinare la data giusta. Chi faceva calcoli con il calendario annuale, chi con quello lunare, qualcuno si cimentava fino a vedere i movimenti del ventre gonfio a dismisura. Chi vedeva una leggera protuberanza della pancia in su, chi la vedeva in giù, a secondo di dove potevano trovarsi i piedi del futuro nascituro. Ma c’era anche chi riusciva a trovare segni premonitori nel gonfiore delle labbra della mamma, dell’allargamento delle narici e addirittura si fantasticava sul colorito o sullo spessore della pelle. Insomma, nessuno aveva capito che Ginevra, così sarebbe stato il nome imposto alla futura neonata, se la rideva, all’interno della sua ovattata e calda residenza balnearia, di tutti i discorsi circa la sua nascita, avendo già deciso di scegliere solo lei il giorno per vedere finalmente la luce del mondo, senza comunicarlo a nessuno.
A metà ottobre si esaurirono le previste 42 settimane fisiologiche e Ginevra non si decideva a venire al mondo. Sabato 17, in mattinata, per precauzione Greta fu ricoverata in ospedale a Massa. 
Domenica 18 ottobre io e Rita, candidati a diventare per la prima volta nonni, dovemmo partire di buon’ora per Zagabria, dove ci attendevano, la mattina del giorno dopo, in una clinica odontoiatrica per finire delle cure già iniziate in precedenza. Greta, intanto rimaneva in clinica, in quanto i dolori del preparto continuavano a mostrarsi, ma senza conseguenza alcuna.
Non eravamo per nulla contenti di lasciare la nostra primogenita Greta da sola ad affrontare il primo parto. Avevamo già rimandato l’appuntamento, ma non potevamo più prolungare il periodo degli interventi, per la loro naturale scadenza.
Ci confortava il fatto che, essendo in periodo conclamato di epidemia al covid, nessuno potesse andare in ospedale, per assistere da vicino la partoriente.
Quel viaggio fu per noi più lungo del solito, nel nostro cuore speravamo che la bimba si attenesse al calendario lunare, per nascere ormai a fine mese, visto che la nostra permanenza a Zagabria sarebbe durata solo quattro giorni. Ma sapevamo che era molto improbabile.
Ho dimenticato il numero di chiamate intercorse con Greta durante il viaggio e quanto fastidio le avessimo procurato per ciò, ma Rita aveva l’ansia che si poteva tagliare a fette e distribuire gratis ai viaggiatori in autogrill.
Il pomeriggio inoltrato arrivammo nella capitale croata e ci sistemammo in un appartamento quasi nuovo e molto carino, confinante con il palazzo dove era ubicata la clinica odontoiatrica.
La temperatura non era ancora fredda, l’autunno inoltrato ci regalava ancora giornate belle e fresche. Decidemmo di andare a fare una lunga passeggiata, per ingannare l’attesa di eventuali buone notizie tanto desiderate da casa. Ci avviammo lungo le sponde del lago Jarun. Un bellissimo lago artificiale, sede di un attrezzatissimo impianto di canoa e canottaggio. C’era la possibilità di camminare lungo tutto il suo perimetro esterno, passeggiando all’interno di un parco molto alberato e tenuto una meraviglia, con diverse zone di soste attrezzate e qualche punto di ristoro lungo il percorso. 
Completammo con molta calma i circa sette chilometri del perimetro del lago. Naturalmente, durante quelle due ore circa di passeggiata, l’argomento principe delle nostre conversazioni erano concentrate esclusivamente sul futuro lieto evento. 
La nostra voglia di diventare nonni era direttamente proporzionale alla voglia di tornare quanto prima a Montemarcello per abbracciare mamma e figlia. 
Già la figlia, anzi la nostra nipotina. 
Che aspetto avrà? Sicuramente per entrambi i nonni sarà molto bella! 
Ma alla fine anche se non proprio molto bella, basta che goda di ottima salute. 
Si, però potremmo anelare anche ad avere entrambe le situazioni, ossia molto bella ed in ottimo stato di salute. 
Di queste nostre fantasticherie e buoni propositi, ne facemmo cenno durante la telefonata fatta ai nostri consuoceri, Luigi e Rosa, che condividevano con noi le ansie dell’aspettativa di una prima nipotina. Anche loro, che abitavano a Torre del Greco, risultavano ben lontani dai futuri genitori e dalla prima nipotina, per l'occasione si erano temporaneamente trasferiti a Montemarcello, in casa di Gianluca e Greta.
Tutte queste fantasticherie sulla nascita, ci accompagnarono fino all’ora di cena. Decidemmo così di non rientrare nell’appartamento e ci fermammo lungo il tragitto prima di rincasare, per consumare un pasto frugale in una taverna tipica. Una buona birra rigorosamente croata, Karlovacko, ed una grigliata di ottima carne mista, tutt’altro che frugale, ci allontanarono un pochino dai pensieri circa la nostra futura bimba. 
Arrivò intanto una telefonata di Gianluca che ci avvisava del fatto che Greta era stata accompagnata in sala parto, in quanto iniziavano le prime spinte di Ginevra. Era ormai a quasi diciassette ore di travaglio, non ce la faceva più. L’ansia e le preoccupazioni di Rita salirono a mille e qualche lacrima si fece largo sulle sue gote. Io cercavo di trattenere sia l’emozione che le preoccupazioni, mascherandole con la mia indole di uomo meridionale duro e puro.
Ci avviammo verso il nostro appartamento, proprio sotto c’era un minimarket ancora aperto, ne approfittai ed entrai per comprare qualcosa atta ad un eventuale festeggiamento.
La mia scelta cadde su uno spumante brut rigorosamente croato, per la precisione dell’Istria, dall’attraente colore rosa salmone. Dalle indicazioni in etichetta e dal prezzo non proprio economico, doveva diventare un ottimo compagno di festa.
Qualche minuto dopo le tre di notte, del 19 ottobre, arrivò il tanto anelato messaggio da Gianluca. 
Ginevra è nata alle 02:57, pesa 3,610 kg ed è lunga 51 cm. 
Sia lei che Greta stanno benissimo.
Seguì immediatamente il messaggio con la prima foto. 
Io e Rita ci abbracciamo increduli davanti a tale meraviglia. Scoppiammo a piangere entrambi e ci abbracciamo, siamo nonni, siamo nonni!
Pregammo Gianluca di chiamarci al telefono e lo fece subito, ci raccontò del lungo travaglio e della quasi impossibilità si starle vicino, dovuta alle ferree regole imposte dal covid. Riuscì però ad assistere al parto. Ci rassicurò sull’ottima salute di entrambe e di quanto fosse emozionato e felice di essere diventato papà.
Chiamammo subito al telefono i nostri colleghi neo nonni, Luigi e Rosa, per condividere la gioia appena provata, anche loro come noi erano in insonne attesa, naturalmente emozionati e felici per il lieto evento.
Andai a prendere la bottiglia di spumante in frigo e i due flûte di plastica previdentemente comprati la sera. Brindammo ai nostri cari ragazzi ed alla nuova bella avventura a cui andavano incontro, ma soprattutto alla nostra cara e bellissima nipotina Ginevra.
A Rita non piaceva lo spumante brut, lo assaggiò appena, così mi costrinse a passare tutto il resto della notte in compagnia delle bollicine. Andai alla finestra ed uscii sul terrazzino che, per puro caso, era orientato ad ovest, direzione Liguria, lanciai il mio sguardo verso ed oltre i monti in lontananza, cercando segnali di vita, appena arrivati, a centinaia di chilometri. La notte era senza luna, solo una piccola virgola debolmente illuminata ed appena percettibile, mostrava la luna nuova che nasceva. Ma la mia fantasia volò nel buio della volta celeste, immaginai di vedere brillare la sola costellazione della bilancia, una delle stelle che la componeva, Zubeneschamali, sembrava molto più definita e splendente. 
Mi piacque pensare che fosse la mia nipotina che cominciava a dialogare con il nonno, lanciandogli segnali di luce celeste. 
Mi accorsi, durante queste fantasticherie che le bollicine in movimento nella bottiglia si erano trasferite, insieme al nettare che le conteneva, nel mio stomaco, rendendomi oltremodo felice, euforico nonché sognatore.
Ginevra, il cui nome ha origine dal nome gallese Gwenhwyfar, che è composto dai termini gwen, che vuol dire "bianco", "puro" e hwyfar, che vuol dire "spirito", ci aspettava a casa, per riempirci la vita ed il cuore di gioia.