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LE ORIGINI - PARENTI E FAMILIARI
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LE ORIGINI - PARENTI E FAMILIARI
Era felice, entusiasta e non vedeva l’ora di congiungersi a lei e sposarla per poi portarla con lui a Peterborough, con il dichiarato obiettivo di costruire insieme una nuova famiglia, il loro futuro.
Rimase un tantino sorpreso nel non intravedere, da parte dei suoi familiari, una seppur mesta accettazione delle sue scelte, ancorché fossero affrettate.
Decise così di togliere ogni dubbio a tutti, dichiarando la sua volontà di non voler più perdere tempo e di sposarsi il più presto possibile, anche in sua assenza, seppure avesse dovuto farlo per procura.
Giuseppe era pronto a tutto, non vedeva l’ora di sposarsi e di convolare finalmente con Stella in Inghilterra.
Purtroppo la parentela di Giuseppe non la prese tanto bene. Non riuscivano a capacitarsi del motivo per cui voleva sposarsi proprio con una donna del sud, che oltretutto conosceva appena, anzi, non la conosceva affatto. Con tutte quelle donne che avrebbero fatto carte false per sposarlo nel suo paese a San Martino di Venezze. Avevano il sentore ed il timore di perdere irrimediabilmente per sempre Giuseppe.
Il tempo era tiranno; al giovane gli era rimasto pochissimo tempo a disposizione per preparare il suo matrimonio; sapeva che per quell’anno non sarebbe potuto tornare di nuovo in Italia. Non si perse d’animo, chiese aiuto al suo fratello maggiore, che si mise a disposizione. Andarono insieme dal sindaco del paese e da un notaio, per chiedere consigli e chiarimenti. Ottenute le giuste informazioni e garanzie, organizzarono tutto il difficile e complesso apparato burocratico, al fine di celebrare il matrimonio a dicembre dello stesso anno; in assenza dello sposo, senza Giuseppe. Quando finalmente fu sicuro di aver preparato tutto, avendo terminato i giorni di ferie a disposizione, partì per l’Inghilterra.
Il lavoro lo chiamava inesorabilmente.
In quella inusuale e lunghissima estate del 1956 e fino a tutto il mese di dicembre, ci fu una fitta rete di corrispondenza tra i due promessi sposi. Entrambi anelavano le rispettive lettere come l’aria quando inizia a mancare.
Finalmente a Stella arrivò la missiva giusta che tanto attendeva, quella contenete i documenti necessari per celebrare il rito civile per il matrimonio. Si doveva solennizzare subito dopo Natale, come da accordi presi con le autorità della provincia di Rovigo.
Stella partì da Palma Campania, direzione San Martino di Venezze. Teneva stretta con sé i preziosi documenti per il matrimonio e custodiva nel cuore la benedizione ricevuta dalla sua famiglia: Era da sola con la sua sorte.
Arrivò a casa della famiglia di Giuseppe, dove poté fare conoscenza con i futuri suoceri ed i cognati tutti. Giuseppe purtroppo, nonostante i vari tentativi, non riuscì a venire in Italia.
Furono dei giorni difficili per la ragazza. Fu accolta abbastanza bene, ma non capiva quasi nessuno dei discorsi che facevano i familiari, quel dialetto le risultava ostico e difficilissimo da comprendere.
Il 31 dicembre del 1956 il fratello maggiore di Giuseppe lo rappresentò davanti all’autorità comunale, grazie ad una procura preparata per tempo, nell’unione civile con Stella.
Giuseppe e Stella furono dichiarati marito e moglie durante una cerimonia mesta e molto formale.
Stella era felice, era diventata la moglie di Giuseppe, ma triste per la mancanza del primattore di quell’unione.
Due giorni dopo, Stella fece ritorno a casa, a Palma Campania, in attesa che il neo marito potesse inviarle il permesso di soggiorno per la Gran Bretagna, così da poterlo poi raggiungere a Peterborough con la speranza di trovare anche un buon lavoro.
La documentazione arrivò nel mese di marzo del 1957. Il fratello di Stella l’accompagnò alla stazione di Napoli. Piangeva preoccupata Stella, per tutto. Il fatto di lasciare la sua famiglia, i posti dove aveva vissuto fin dalla nascita, le sorelle ed il fratello, affrontare un lunghissimo viaggio verso una grandissima e sconosciuta grande Isola, che avrebbe dovuto accoglierla probabilmente per tutta la sua vita: erano per lei motivi di grande apprensione.
Si fece forza e coraggio, salì su quel treno in direzione Milano per poi proseguire verso il Canale della Manica e quindi arrivata sull’Isola, raggiungere la capitale, Londra.
Anche questa volta era sola con le sue paure ed i suoi sogni, ad affrontare un lungo e mai sperimentato viaggio.
Trovò il marito ad attenderla alla grandissima stazione di Londra. Il cielo era plumbeo, pioveva e faceva molto freddo, finalmente poterono abbracciarsi e si baciarono lungamente con ardore, per la prima volta da quando si erano conosciuti. Un bacio appassionato che avrebbe dovuto suggellare quanto anelato fino a quel momento. Arrivarono a Peterborough, vennero ospitati nella casa degli amici di vecchia data di Giuseppe, Bruno e Gina, fintanto che avessero trovato una sistemazione familiare più idonea.
Stella aveva una buona tempra, caparbia e risoluta, riuscì fin da subito ad adattarsi a quella nuova situazione, a conoscere bene il carattere del suo Giuseppe in tutte le sue sfaccettature. Ovviamente aveva molta difficoltà a comprendere la lingua, quando andava in giro per la città, ma fortunatamente era attorniata da molti italiani, tra cui tantissimi provenienti dalla Campania che le facilitavano il compito. Anche Stella cominciò fin da subito a seguire, con non poca difficoltà, corsi serali di lingua inglese.
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Farrows Factory |
Finalmente un giorno Giuseppe le disse che nel weekend sarebbero andati a vedere una piccola casetta dove potevano finalmente stare insieme da soli. L’alloggio da prendere in affitto, era situato all’interno di un complesso a schiera nella Princess Road Fletton sempre nella città di Peterborough.
Sistemarono al meglio la loro prima casetta; erano felici.
Lavoravano entrambi alacremente e riuscivano a risparmiare qualche sterlina. Superarono anche il fatto di non capire entrambi i rispettivi dialetti, quando anche Stella imparò a parlare inglese. Nel 1959 nacque il loro primo figlio maschio, nel 1962 nacque una bambina. La casa cominciava a diventare stretta.
Quando i figli avevano cinque e due anni, presero una decisione molto sofferta, che avrebbe potuto cambiare per sempre il futuro loro e della loro famiglia. I genitori di Giuseppe erano anziani ed il figlio cominciò a soffrire per quella lontananza. Decisero così, dopo non poche discussioni, di lasciare la casa, il lavoro e l’Inghilterra, per fare ritorno in Italia, a San Martino di Venezze, dove potevano abitare con la famiglia e cercare lavoro.
Purtroppo dopo circa un anno di permanenza nel basso Veneto, non tutto andava per il meglio. Stella ed i figli soffrivano nel riuscire a comprendere quel dialetto ostico. Il lavoro precario trovato non offriva grosse garanzie per il futuro, inoltre nessuno di loro era coperto dalla sanità nazionale ed oltretutto non riuscivano a mettere da parte i contributi per una futura pensione, avendo interrotto l’accumulo di quelli versati in Inghilterra.
Decisero, dopo lunghe e difficili discussioni di ritornare a Peterborough. Riconoscendosi il grosso errore fatto ed il tempo perso. Dovettero presto trovare un’altra casa in affitto. La presero subito in Palmerston Road Woodston.
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Bull Hotel |
Giuseppe purtroppo non poté rientrare alla London Brick, in quanto dovette essere subito operato alla schiena per gravi problemi alle vertebre, fortemente usurate a causa del precedente lavoro.
In quel lungo periodo convalescenza, Stella assicurò alla famiglia le opportune entrate finanziarie, ma appena Giuseppe si sentì abbastanza bene fisicamente, trovò subito un nuovo lavoro, presso l’ospedale PCH Peterborough District Hospital su Thorpe Road. Era addetto alle pulizie dei pavimenti, da fare utilizzando un nuovissimo macchinario che lavava e sterilizzava a dovere i rivestimenti sintetici a terra.
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PCH Peterborough District Hospital |
Finalmente avevano una casa loro, adatta e comoda anche per due figli. La vita scorreva tranquilla, ormai per Stella erano passati circa dieci anni dalla sua immigrazione in Inghilterra. Si erano ben abituati alla vita ed alle abitudini del popolo inglese. Anche l’alimentazione fu adeguata alle abitudini locali.
Soprattutto con la colazione. Così “breakfast is breakfast”: accanto al tè e alle altre bevande calde spuntano, il pane tostato con marmellata d’arancia e riccioli di burro, porridge (una pappetta di orzo e avena), uova strapazzate con bacon (la pancetta affumicata) e le immancabili salsicce. Il pranzo consumato in genere attorno alle tredici, era concepito come spezza-digiuno, semplice e rapido, spesso a base di panini o tramezzini (sandwiches) con prosciutto o roastbeef.
Vera e propria istituzione era il tea time, tutti i pomeriggi attorno alle diciassette, quando attorno a bollitori fumanti si imbastiva il rito del tè all’inglese, accompagnato da minuscoli pasticcini e mini focaccine. Questa cultura del tè era uno degli aspetti più iconici delle tradizioni culinarie britanniche.
Tuttavia, Stella non dimenticò mai la sua famiglia, le sue sorelle ed il fratello in Italia, che non se la passavano proprio tanto bene economicamente. Insieme a suo marito dimostravano sempre tanta generosità, ed ogni tanto confezionavano pacchi di generi alimentari e indumenti da inviare alternativamente ad ognuno di loro.
Nel 1968, quando non se lo aspettavano, come un fulmine a ciel sereno, arrivò la terza bambina ad aumentare il loro nucleo familiare.
La famiglia fu così completata.
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The Gable Thorp |
Ogni tanto, quando il lavoro e le finanze lo consentivano, non disdegnavano di fare un viaggio in Italia, per rimanere in contatto stretto con i loro familiari. Erano delle bellissime occasioni, soprattutto tra i numerosi cugini, di approfondire la conoscenza con i parenti di oltre Manica.
La vita scorreva finalmente tranquilla, la famiglia aveva modo di frequentare una vicina Chiesa di rito Cattolico. I ragazzi crescevano bene ed integrati benissimo nel tessuto sociale locale.
Purtroppo però, tempi grigi si addensarono su questa bellissima famiglia. Questa volta non era il tipico meteo inglese a portare grosse nubi, ma il nero destino.
Giuseppe nel 1975, si ammalò gravemente, di una orrenda malattia. La sua bruttissima convalescenza durò circa due anni, passati tra letti di ospedale e la casa. Sempre attorniato da tutti gli affetti familiari. Purtroppo il Signore lo chiamò accanto a sé, strappandolo dall’amore familiare, alla giovane età di quarantotto anni, senza tener conto dei duri sacrifici che aveva messo in campo fino ad allora.
Stella ed il resto della famiglia ne uscirono distrutti.
Non si persero d’animo, i figli si strinsero attorno a lei, che aveva sempre dimostrato di essere una donna molto forte e coraggiosa. Lavorò imperterrita, allungando anche i tempi del lavoro, per non venire meno ai bisogni dei suoi figli.
Stella arrivò a compire i sessant’anni, quando decise di ritirarsi dal lavoro chiedendo di andare in pensione. Lasciò per sempre Peterborough e questo mondo all'età di ottantaquattro anni, raggiungendo il caro marito che l’aspettava in paradiso.
La loro vita in terra, non fu vissuta vana.
I figli, di questa bellissima coppia, tutti sposati, misero al mondo la terza generazione di italiani immigrati in questa Terra d’Oltre Manica.
Ma il tempo scorre inesorabile per tutti, la vita continua e qualche virgulto di quarta generazione è già arrivato, continuando a crescere sotto il cielo inglese.
Aniello Ricciardi
Nel link di seguito la prima parte
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San Martino di Venezze |
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Fornaci di mattoni |
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Palma Campania |