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mercoledì 2 marzo 2016

BOREA


Non c’è marinaio, navigante, o marittimo come si usa dire da queste parti, che non conosca i nomi dei venti e che non ne sappia riconoscerne la direzione. 

I venti sono sempre stati presi in gran considerazione, da tutti i popoli, sono stati odiati, temuti, venerati, onorati e raccontati. 
Prendo spunto da una rappresentazione impressa nella pavimentazione antistante i locali dell’ex scuola di Montemarcello, dove il progettista ha voluto, in questo luogo, raffigurare la classica “rosa dei venti” con l’unica indicazione “borea”. Ai nostri giorni meglio conosciuta con il nome di “tramontana”. 
Tante persone che passano da questo posto chiedono il motivo di questa scelta: Borea al posto di Tramontana. 
Per la verità a Montemarcello era prassi identificare qualcosa di tempestoso con l’appellativo di “buriana”, tant’è che tempo addietro in località Lizzano, a seguito di maltempi o dopo pioggie intense si allagava la piana e si usava dire “l’è schioppà el burion”. Naturalmente, siccome sono modi di dire strettamente dialettali, chiedo venia ai Montemarcellesi se la pronuncia non è proprio quella esatta. 
Non so dire, per la verità se “buriana” e “borion” siano in stretta relazione con “borea”, certo è che questo vento anticamente metteva paura per la sua forza. 
Ma andiamo a curiosare, chi ha dato il nome ai venti? 
Chiaramente, essendo storie che si perdono nella notte dei tempi, esistono diverse supposizioni, a me però piace ricercarne la provenienza secondo la mitologia greca dove Eolo ebbe il compito da Zeus di controllare i venti e per questo ne divenne il Dio. 
Eolo li dirigeva e li liberava custodendoli dentro le caverne a Lipari, isola dell’arcipelago delle Eolie in Sicilia. 
I venti avevano procurato, fino allora, gravi danni tra cui il distacco della Sicilia dal Continente, fu per questo che dovevano essere tenuti sotto controllo. 
I venti principali erano rappresentati da quattro fratelli: 
Borea, il più violento, vento del nord che per amore delle cavalle di Dardano si trasformò, lui stesso, in cavallo e per questo ancora oggi si usa rappresentarlo sempre in forma equina; 
Zefiro, vento dell’ovest molle e benefico che annuncia la primavera; 
Euro, vento dell’est, a volte tempestoso e a volte asciutto che portava il bel tempo; Austro, vento del sud, caldissimo e apportatore di pioggia. 
Altri venti sono: Libeccio, vento del sud ovest avvolto nella nebbia; 
Cecia, vento del nord est; 
Apeliotes, vento del su est; 
Schirone, vento del nord ovest. 
Eolo ebbe dodici figli, sei femmine e sei maschi che si unirono tra loro creando altri venti. 
Otto, dunque i venti principiali, per i greci, (tanti quanti ne furono raffigurati nell’edificio costruito ad Atene nel 1° secolo A.C., la cosiddetta “Torre dei Venti”). 
Queste creature quasi divine tenute in gran conto e onorate dalla gente di mare, per la quale sempre hanno avuto precipua importanza, tanto che nella religione romana i venti e le affini “tempestates” erano collegati al culto di Nettuno. 
Qualcuno, un tempo, sostenne che gli uomini sono figli dell’aria e che una carezza del vento sul viso rende saggi. 
Forse non aveva tutti i torti. 

Venti Direzione 

Tramontana o Borea Nord 
Greco o Grecale Nord-Est 
Levante Est 
Scirocco Sud-Est 
Libeccio Sud-Ovest 
Ponente Ovest 
Maestro o Maestrale Nord-Ovest 
Austro o Mezzogiorno Sud 

Nello Ricciardi


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