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mercoledì 2 marzo 2016

IL VARIGNANO


Durante la mia infanzia,  mia mamma, sempre molto preoccupata per il mio aspetto fisico che rasentava l'anoressia, mi portava spesso dal medico per convincerlo a prescrivermi ricostituenti. Il dottore ogni volta che mi visitava mi ripeteva sempre la stessa frase: "T'anna rimaste sul 'e rrecchie" (ti sono rimaste solo le orecchie). Praticamente ho convissuto con fialette e pasticche corroboranti fino al passaggio all'età adolescenziale, dove il naturale processo di crescita, ma anche il tanto lavoro faticoso, diede nuova forma al mio esile corpo.
Avevo diciotto anni, quando quasi al termine del corso sottufficiali, che stavo frequentando presso le scuole della Marina Militare a Taranto, ci presentarono alcuni rappresentanti del Comsubin (Comando Subacquei ed Incursori).  Ci portarono dentro il locale cinema e proiettarono dei filmati inerenti l'attività svolta da questi reparti speciali della Marina.
Sommozzatori e palombari erano già conosciuti ai più, la loro attività vista nei filmati ci sembrò abbastanza tranquilla, seppur interessante, invece gli Incursori, audaci e sprezzanti del pericolo, visti nei filmati arditi, presentati per l'occasione, riscossero l'apprezzamento della maggior parte degli allievi. Alla fine ci chiesero chi fosse interessato a provare a partecipare all'eventuale corso per la successiva immissione  nei reparti di questi Corpi d'Élite.
La quasi maggioranza degli allievi preferì continuare l'iter classico che offriva la Forza Armata. Qualcuno compilò la pre domanda per fare il corso Incursori, ma la maggior parte fece quello per Palombari, ritenuto più tranquillo. Tra questi ultimi c'ero anch'io.
Bellissimo il filmato degli Incursori, ma prevedevo troppo pericolo e soprattutto massiccia attività fisica, che sicuramente non poteva andare d'accordo con i miei novantasei chili, accumulati negli ultimi anni di sana e tranquilla sedentarietà, anche se io davo tutta la colpa di quel benessere accumulato sotto pelle, alle fialette e pastiglie ingurgitate in tenera età. Mi piaceva pensare che fossero state a lento rilascio del principio attivo e di rapido sviluppo della pinguedine.
Della mia sezione di Segnalatori, solo io e Salvatore firmammo quel pre contratto, ma lui preferì quello presentato dagli Incursori.
Finimmo a giugno il corso sottufficiali a Taranto e lasciammo le scuole per andare sulle sacre navi armate dalla Patria.
Mi classificai primo del corso e questo mi consentì la prima scelta della nave. Scelsi il Cacciatorpediniere Audace, dislocato nel porto  Della Spezia. Insieme a me vennero anche Maurizio e Salvatore.
Imbarcati in qualità di allievi segnalatori, per poter essere abilitati operatori, fummo sottoposti a tre mesi di tirocinio, con esame finale. Passai brillantemente il test finale con un bel 20/20 e menzione speciale.
Ero quasi orgoglioso di me, soprattutto quando venni chiamato dal mio capo servizio che, visto i risultati, mi offrì un impiego presso la Nato a Bagnoli, dopo un corso di inglese da frequentare a Roma.
La proposta mi affascinò molto e mi mise in enorme difficoltà, in quanto nel frattempo avevo spedito la domanda ufficiale per andare a fare i test per essere ammesso al Corso Incursori. Cose da pazzi.
Si proprio cose da pazzi, perchè mi feci convincere dal mio caro amico e collega Salvatore a rinunciare alla domanda fatta per i palombari, per tentare di continuare la carriera insieme al Varignano, sede dei reparti speciali.
Non dormii per varie notti, preso dal pensiero della decisione senza ritorno. Ero stato messo davanti ad un bivio importante che avrebbe condizionato la mia carriera e di conseguenza la mia vita. Ma in quel momento non sapevo cosa mi riservava la sorte. A diciannove anni erano troppo difficili queste decisioni ed ero solo, maledettamente solo. 
Invece, non ero solo, c'era Salvatore, che già mi aveva convinto a cambiare una carta nel gioco della vita.
Decisi di proseguire a giocare questa carta sconosciuta. 
Lasciammo Nave Audace il pomeriggio dell'otto gennaio 1980. Ci ritrovammo io e Salvatore, con indosso la divisa ordinaria ed una marea  di zaini e borse, alla fermata di Viale Fieschi diretti a Le Grazie.
Salimmo sul pullman con non poche difficoltà ma con tanta voglia di non tornare più a bordo.
La vecchia strada statale napoleonica scorreva sui dolci pendi della collina ligure avendo sempre il mare a sinistra. Ad un tratto dopo una secca curva a destra, si stagliò maestoso, davanti ai nostri occhi sognanti, in tutta la sua bellezza, spalmato sul mare, l'ex "Lazzaretto del Varignano". La Casa degli uomini di verde vestiti, gli Incursori della Marina Militare.
Percorremmo a piedi il tratto di un paio di centinaia di metri dalla fermata dell'autobus al cancello d'ingresso.  Sembravamo bestie da soma con tutto quel bagaglio contenente tutta la nostra unica proprietà.
Consegnai i documenti al corpo di guardia e  mi dissero di attendere qualche minuto, sarebbe venuto un sottufficiale a prenderci.
Nell'attesa non tolsi mai gli occhi dal mare, lì a pochissimi metri. Fin troppo bello, trasparente fino a lasciar scrutare la profondità, nulla in confronto a quello abituato a vedere in arsenale dal bordo della nave, scuro, oleoso e impenetrabile.
Un brivido mi percorse lentamente la schiena, cominciai a sudare più del dovuto. Mi ricordai improvvisamente che non sapevo nuotare!
Mi distolse da quel pensiero una voce dal chiaro accento abruzzese. Un secondo capo con una barba nera e con una tenuta strana, tutta di colore verde e con un basco verde in testa, ci esortava a raccogliere in fretta la nostra mercanzia ed a seguirlo.
Chiaramente non ci pensò neppure lontanamente di offrirci il suo aiuto nel dividere il pesante carico che trasportavamo.
La strada cominciò subito a salire presso il centro della caserma, dove erano ubicati gli alloggi. Non ce la facevo a spingere le gambe affaticate da tanto peso e con tale pendenza.
Si girò e mi disse: "Muoviti ciccione, tanto tra tre giorni ti riaccompagno al cancello per darti l'addio e spedirti da dove vieni"!
Quella sera ci ritrovammo in un unico camerone enorme, eravamo in 58. Il corso Incursori, dopo tre giorni di test ebbe inizio.
Esattamente un anno dopo, ci ritrovammo in una camera più piccola, eravamo rimasti in 10 e tutti vestiti di verde e con il glorioso Basco Verde in testa.
Pesavo settantadue chili, Salvatore era ancora con me.

4 dicembre 1980     
Nello RICCIARDI

   

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