
Avevo diciotto anni, quando quasi al termine del corso sottufficiali, che stavo
frequentando presso le scuole della Marina Militare a Taranto, ci presentarono
alcuni rappresentanti del Comsubin (Comando Subacquei ed Incursori). Ci
portarono dentro il locale cinema e proiettarono dei filmati inerenti
l'attività svolta da questi reparti speciali della Marina.
Sommozzatori e palombari erano già conosciuti ai più, la loro attività vista
nei filmati ci sembrò abbastanza tranquilla, seppur interessante, invece gli
Incursori, audaci e sprezzanti del pericolo, visti nei filmati arditi,
presentati per l'occasione, riscossero l'apprezzamento della maggior parte
degli allievi. Alla fine ci chiesero chi fosse interessato a provare a
partecipare all'eventuale corso per la successiva immissione nei reparti
di questi Corpi d'Élite.
La quasi maggioranza degli allievi preferì continuare l'iter classico che
offriva la Forza Armata. Qualcuno compilò la pre domanda per fare il corso
Incursori, ma la maggior parte fece quello per Palombari, ritenuto più
tranquillo. Tra questi ultimi c'ero anch'io.
Bellissimo il filmato degli Incursori, ma prevedevo troppo pericolo e
soprattutto massiccia attività fisica, che sicuramente non poteva andare
d'accordo con i miei novantasei chili, accumulati negli ultimi anni di sana e
tranquilla sedentarietà, anche se io davo tutta la colpa di quel benessere
accumulato sotto pelle, alle fialette e pastiglie ingurgitate in tenera età. Mi
piaceva pensare che fossero state a lento rilascio del principio attivo e di
rapido sviluppo della pinguedine.
Della mia sezione di Segnalatori, solo io e Salvatore firmammo quel pre
contratto, ma lui preferì quello presentato dagli Incursori.
Finimmo a giugno il corso sottufficiali a Taranto e lasciammo le scuole per
andare sulle sacre navi armate dalla Patria.
Mi classificai primo del corso e questo mi consentì la prima scelta della nave.
Scelsi il Cacciatorpediniere Audace, dislocato nel porto Della Spezia.
Insieme a me vennero anche Maurizio e Salvatore.
Imbarcati in qualità di allievi segnalatori, per poter essere abilitati
operatori, fummo sottoposti a tre mesi di tirocinio, con esame finale. Passai
brillantemente il test finale con un bel 20/20 e menzione speciale.
Ero quasi orgoglioso di me, soprattutto quando venni chiamato dal mio capo
servizio che, visto i risultati, mi offrì un impiego presso la Nato a Bagnoli,
dopo un corso di inglese da frequentare a Roma.
La proposta mi affascinò molto e mi mise in enorme difficoltà, in quanto nel
frattempo avevo spedito la domanda ufficiale per andare a fare i test per
essere ammesso al Corso Incursori. Cose da pazzi.
Si proprio cose da pazzi, perchè mi feci convincere dal mio caro amico e
collega Salvatore a rinunciare alla domanda fatta per i palombari, per tentare
di continuare la carriera insieme al Varignano, sede dei reparti speciali.
Non dormii per varie notti, preso dal pensiero della decisione senza ritorno.
Ero stato messo davanti ad un bivio importante che avrebbe condizionato la mia
carriera e di conseguenza la mia vita. Ma in quel momento non sapevo cosa mi
riservava la sorte. A diciannove anni erano troppo difficili queste decisioni
ed ero solo, maledettamente solo.
Invece, non ero solo, c'era Salvatore, che già mi aveva convinto a cambiare una
carta nel gioco della vita.
Decisi di proseguire a giocare questa carta sconosciuta.
Lasciammo Nave Audace il pomeriggio dell'otto gennaio 1980. Ci ritrovammo io e
Salvatore, con indosso la divisa ordinaria ed una marea di zaini e borse,
alla fermata di Viale Fieschi diretti a Le Grazie.
Salimmo sul pullman con non poche difficoltà ma con tanta voglia di non tornare
più a bordo.
La vecchia strada statale napoleonica scorreva sui dolci pendi della collina
ligure avendo sempre il mare a sinistra. Ad un tratto dopo una secca curva a
destra, si stagliò maestoso, davanti ai nostri occhi sognanti, in tutta la sua
bellezza, spalmato sul mare, l'ex "Lazzaretto del Varignano". La Casa
degli uomini di verde vestiti, gli Incursori della Marina Militare.
Percorremmo a piedi il tratto di un paio di centinaia di metri dalla fermata
dell'autobus al cancello d'ingresso. Sembravamo bestie da soma con tutto
quel bagaglio contenente tutta la nostra unica proprietà.
Consegnai i documenti al corpo di guardia e mi dissero di attendere
qualche minuto, sarebbe venuto un sottufficiale a prenderci.
Nell'attesa non tolsi mai gli occhi dal mare, lì a pochissimi metri. Fin troppo
bello, trasparente fino a lasciar scrutare la profondità, nulla in confronto a
quello abituato a vedere in arsenale dal bordo della nave, scuro, oleoso e
impenetrabile.
Un brivido mi percorse lentamente la schiena, cominciai a sudare più del
dovuto. Mi ricordai improvvisamente che non sapevo nuotare!
Mi distolse da quel pensiero una voce dal chiaro accento abruzzese. Un secondo
capo con una barba nera e con una tenuta strana, tutta di colore verde e con un
basco verde in testa, ci esortava a raccogliere in fretta la nostra mercanzia
ed a seguirlo.
Chiaramente non ci pensò neppure lontanamente di offrirci il suo aiuto nel
dividere il pesante carico che trasportavamo.
La strada cominciò subito a salire presso il centro della caserma, dove erano
ubicati gli alloggi. Non ce la facevo a spingere le gambe affaticate da tanto
peso e con tale pendenza.
Si girò e mi disse: "Muoviti ciccione, tanto tra tre giorni ti
riaccompagno al cancello per darti l'addio e spedirti da dove vieni"!
Quella sera ci ritrovammo in un unico camerone enorme, eravamo in 58. Il corso
Incursori, dopo tre giorni di test ebbe inizio.
Esattamente un anno dopo, ci ritrovammo in una camera più piccola, eravamo
rimasti in 10 e tutti vestiti di verde e con il glorioso Basco Verde in testa.
Pesavo settantadue chili, Salvatore era ancora con me.
4 dicembre 1980
Nello RICCIARDI
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