
Il suono che ne scaturiva si udiva un paio di
centinaia di metri lontano, in entrambi i lati di Corso Vittorio Emanuele. I pedoni in ritardo affrettavano di gran lena il passo, i conducenti dei mezzi
motorizzati pigiavano forte sul pedale dell'acceleratore ed i ciclisti si
esibivano in volate di chiaro richiamo sportivo.
L'arrivo del treno della Circumvesuviana, per Baiano o per Napoli era ormai imminente.
Qualche ciclista, ardito ed incauto, si chinava per passare sotto le sbarre
già parallele al piano stradale, richiamati con veemenza dal guardiano
del varco.
Il guardiano, ma ricordo bene anche una guardiana, aveva in
mano una bandierina rossa montata su un semplice paletto di legno.
Spesso
l'ho ricevuto in testa quando volevo insinuarmi nel cancelletto del passaggio
pedonale, ma come me penso in tanti hanno assaggiato il duro manico della
bandierina. Ricordo le immancabili corse e relative resse per fare i biglietti.
Allora i tikets erano di cartone duro ed uscivano da una macchina infernale a
vederla oggi, ma ultramoderna per quei tempi. Se si faceva in tempo, si
comprava un giornale dal chioschetto di fianco alla biglietteria, vicino ai due
grossi platani.
Qualche minuto prima che il treno arrivasse in stazione, si
udiva lo sferragliare lontano, seguito dal tipico fischio prolungato.
Sono
sempre rimasto affascinato dagli occhioni che si vedevano spuntare dalla curva
verso via Forno Vecchio. I due grossi e concentrici fari appoggiati sul muso
della carrozza, che presentava tre grossi finestroni trasparenti, dove dietro
si intravedeva una figura ritta, di blu vestita che armeggiava ai comandi, il
conduttore.
Lo stridore dei ceppi che stringevano sulle ruote per fermare il
treno era una fiocinata per i timpani. Il fumo che ne scaturiva lasciava un
odore acre e pungente. Le carrozze con la caratteristica livrea bicolore in bianco avorio e rosso granata, adornate da grossi
finestroni di vetro spesso, piantati nella carrozzeria con una cornice di grossi bulloni .
Spesso la gente scendeva prima della completa fermata
del treno, per la totale mancanza di chiusure di sicurezza.
L'entrata in
carrozza non risultava semplice, per la presenza di due grosse pedane fisse e
sporgenti. L'interno lo ricordo in stile rinascimentale.
I sedili in legno, le
plafoniere e le tendine, che ricordava vagamente un disegno, oserei definire,
rococò.
Ora mi dicono che i treni della circumvesuviana non hanno più la vecchia
puntualità e spesso le corse vengono annullate, creando disservizi.
Purtroppo il motivo non è solo riconducibile allo spostamento della linea
ferroviaria, rialzata e decentrata, bensì per motivi di cattiva gestione e per
la massiccia presenza di "portoghesi".
Il progresso a volte può diventare regresso.
Nello Ricciardi
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